giovedì 28 febbraio 2013

Giuseppe Ferrandino

C'è un autore, tra quelli che si alternavano a Tiziano Sclavi negli anni ottanta, che ha scritto alcune tra le più belle storie di Dylan Dog. Albi come Vivono tra noi. Ti ho visto morire. Il signore del silenzio. Il medesimo autore che ha scritto e sceneggiato decine di racconti a fumetti davvero belli su varie riviste e pubblicazioni (Lanciostory, Skorpio, Splatter, Mostri, Comic Art, Orient Express, Nero...) oltre ad alcuni episodi della serie poliziesca Nick Raider.
Lo stesso autore che dopo il fumetto si è dedicato alla letteratura scrivendo, tra gli altri, due romanzi che adoro in maniera particolare per l'efficacia e la vitalità del linguaggio carico di sfumature partenopee e dal respiro "pulp". Colorito e corposo. Rude e amaro. Crudo e viscerale. Intitolati Pericle il Nero e Il rispetto (ovvero Pino Pentecoste contro i Guappi).
L'autore in questione è Giuseppe Ferrandino.
Non l'ho mai conosciuto di persona. Ma qui tengo a precisare che apprezzo molto la sua opera. Leggetelo, se vi riuscisse di trovare qualcosa di suo.

lunedì 25 febbraio 2013

Walter Tevis

L'uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis (1963) per il sottoscritto è l'esempio di come ti possa capitare di scoprire per caso non solo un buon libro ma pure un autore dal notevole talento (e dalla vita emblematica di un certo modo di stare al mondo). Ma procediamo con ordine.
Il genere fantascientifico mi ha sempre attratto. Eppure questo libro lo notai per la prima volta solo pochi mesi fa in una libreria dove stava per tenersi una presentazione del mio fumetto Invito al massacro. Attendevo che ci fosse un numero sufficiente di persone e nell'attesa spulciavo i titoli sugli scaffali quando mi imbattei nella recente edizione Minimum Fax di L'uomo che cadde sulla Terra. Un tipo losco acquattato lì vicino mi disse che era molto bello. E aggiunse con tono mellifluo che era il caso che lo leggessi. Alla fine dell'incontro però del libro non c'era più traccia! Era rimasta una copia, disse la commessa mentre armeggiava con fare sinistro sotto il bancone, ma durante la presentazione qualcuno forse l'aveva comprata. Rinviai acquisto e lettura a data da destinarsi. Scoprii che Nicolas Roeg ne aveva tratto un film nel 1976 con David Bowie nel ruolo di protagonista. Poi non ci pensai più.
Passarono alcuni mesi finché, mentre setacciavo vecchie raccolte di Urania in uno scaffale di libri usati nel retrobottega di un negozio di fumetti, mi imbattei per caso in una copia del testo. Una vecchia edizione, una ristampa del 1976, quella che vedete nell'immagine. Tutto gualcito. Ingiallito. E impregnato della polvere del tempo. Fu come trovare un tesoro.
L'uomo che cadde sulla Terra è una testo struggente raccontato con una prosa semplice, misurata, senza fronzoli eppur dotata di una carica affabulatoria. Un libro insomma che si legge per la piacevolezza che procura e che a poco a poco ti coinvolge a tal punto da costringerti a guardare le cose con gli occhi alieni, assumere la visuale del protagonista e rimanere turbati per gli sviluppi drammatici del racconto. Gran bel libro. Quanto alla vita di Walter Tevis , anche quella è una storia che non può lasciare indifferenti. E viene da pensare quanto sbagli chi ritiene che il talento sia qualcosa di sufficiente a fare uno scrittore. Secondo me ci vuole anche un ambiente che ti confina nella sublimazione narrativa. Narrare insomma diviene un'uscita di sicurezza. Un modo per sopravvivere. E scrivere un'urgenza.

mercoledì 20 febbraio 2013

Milan - Barcellona 2-0

Il Barcellona è la squadra che ha espresso il miglior calcio del mondo negli ultimi anni. Pratica un possesso palla totale. Completo. Ossessivo. Vanta tra le sue fila di ottimi giocatori almeno due fuoriclasse di livello assoluto: Iniesta e Messi. E ha vinto diversi trofei in Spagna e all'estero.
Il Milan da sempre ha puntato sul bel gioco: è l'elite del calcio italiano. Una società dalla grande tradizione che sta ricostruendosi un'identità di squadra e di gioco dopo una stagione, quella precedente, finita nel peggiore dei modi, dalla rete valida e non convalidata di Muntari nel match contro i bianconeri di Torino e fino all'inizio disastroso dell'attuale torneo. Con nel mezzo una campagna cessioni che ha visto partire la vecchia guardia, l'ossatura della squadra che aveva conquistato vittorie su vittorie in Italia e all'estero. Ma come la Fenice che risorge dalle ceneri il Milan di Allegri questa sera ha dato una dimostrazione di grande solidità battendo il Barcellona osannato e apprezzato in tutto il mondo. Segno di una crescita costante del nuovo gruppo rossonero che El Shaarawy in testa da qualche mese esprime davvero un buon calcio. Essenziale. Pragmatico. Senza fronzoli. Ruvido nell'interdizione e letale in fase offensiva.
Quando Allegri doveva decidere come affrontare i blaugrana probabilmente avrà pensato che l'unico modo di opporsi al loro totale possesso palla era mettere in piedi un totale controllo degli spazi con tutti gli uomini. Abate-Zapata-Mexes-Constant, la liena difensiva di base, coperta dal trio di mediana Montolivo-Ambrosini-Muntari che alternava l'interdizione alla costruzione di verticalizzazioni offensive per gli incursori Boateng ed El Shaarawy. E la punta Pazzini. Pronti a colpire nelle crepe della linea difensiva e a pressare le ripartenze avversarie. Risultato: Abbiati inoperoso. La trama di gioco del Barcellona è diventata sterile. Impalpabile. Inconsistente.
La partita perfetta. Grande Allegri. Grandi i rossoneri scesi in campo. Compresi il giovane Niang (bravo nell'azione del due a zero) e Traoré, preciso a rintuzzare le ultime velleità blaugrana. Una lezione di calcio. Una serata di grande sport. Che goduria!

lunedì 18 febbraio 2013

Nuova Prosa 60-61

Ho pubblicato un racconto su Nuova Prosa, la rivista semestrale pubblicata dalla  Greco&Greco Editori di Milano e curata da Luigi Grazioli.
Fondata nel 1989, Greco&Greco Editori è una piccola e dinamica casa editrice la cui aspirazione è di dare "voce stampata" agli autori che, per ragioni varie, risultano non valorizzati dalla grandi case editrici. 
Nuova Prosa è una rivista dove insieme ad autori inediti o meno noti si accompagnano anche alcuni tra gli scrittori già noti al pubblico dei lettori. Oltre la sezione narrativa, che presenta di volta in volta una selezione di racconti, è presente anche una sezione saggistica incentrata su tematiche e soprattutto su autori contemporanei. Nuova Prosa alterna inoltre uscite libere ad altre monografiche organizzate intorno a un tema specifico.
Sul numero 60/61 in uscita in questi giorni è presente anche il mio racconto. Si intitola Fratelli per la pelle e ha come protagonisti due fratelli per l'appunto che vivono sotto lo stesso tetto e condividono una enorme e sconfinata collezione di fumetti, oltre al resto che non sto qui a svelare, finché un giorno busserà alla loro porta un commesso viaggiatore.
Chi fosse interessato potrà trovare Nuova Prosa 60-61 nelle librerie e, qualora la zona non fosse coperta dal distributore, in alternativa richiederla alla casa editrice.

venerdì 15 febbraio 2013

Fumetti a cui rinunciare

Dan Clowes, 2000, David Boring  legge The Yellow Streak
Riflettevo circa un fatto. Credo sia arrivato per tutti almeno una volta il momento in cui bisogna far spazio sugli scaffali e sfoltire le proprie raccolte di fumetti.
Leggo fumetti dall'età di cinque anni e perciò mi è capitato molte volte di dover ridimensionare lo spazio a disposizione conservando una parte dei fumetti negli scatoloni in garage o in un ripostiglio oppure vendendoli.
La questione è come gestire l'operazione?
Mentre è più facile liberarsi di quei fumetti che hai preso e letto solo una volta per poi non tornarci più o che addirittura non hai nemmeno letto o finito di leggere per sopraggiunta noia, alla luce della mia esperienza difficilmente rinuncio ai fumetti cui sono solito tornare di tanto in tanto per rileggerli.
In genere è molto semplice rinunciare alle varie biografie di personaggi famosi deceduti in circostanze tragiche e/o esemplari, quelle ben poco documentate e prive di stile ma dense di retorica indignazione. E le riduzione di classici e best seller letterari, in genere molto meno interessanti degli originali. Così come è facile sbarazzarsi di quei fumetti realizzati in tutto o in parte da vip di varia estrazione e provenienza prestati al fumetto in maniera improvvisa e temporanea. E naturalmente infine di eventuali doppioni, se privi di interesse filologico.
A quel punto cosa rimane? Solo i fumetti che hanno davvero allietato e arricchito la nostra vita di appassionati fumettari. Quelli che vorremmo idealmente sempre a portata di mano e che compongono il nostro DNA di lettore.

martedì 12 febbraio 2013

Nessuno è indispensabile

Talvolta è il passaparola che ti mette sull'avviso per un buon libro. Altre una recensione autentica. Altre ancora il gioco è condotto da una copertina accattivante come quella che Franco Matticchio ha realizzato per Nessuno è indispensabile di Peppe Fiore (Einaudi, 2012).
Quella testa di mucca non poteva lasciarmi indifferente. Ho preso il libro, letto la quarta... muble muble... vado a leggere l'attacco e mi viene voglia di continuare. Bene. Scrittura molto briosa, ricca di suggestioni. E gran bella storia, sopratutto. Un romanzo che si inizia a leggere ridendo, come fosse un film di Fantozzi a cui le atmosfere aziendali inevitabilmente rimandano. E poi invece. Si, dopo è una discesa agli inferi senza ritorno. Un viaggio sinistro e inquietante, ma un bel viaggio tutto sommato. Gran bel trip, direi. Trip. Appunto. Non a caso trip. E non aggiungo altro per non rovinare il finale a quanti lo volessero leggere.
Il libro racconta la storia di un giovane e modesto impiegato, un contabile dell'ufficio pianificazione di una tra le maggiori industrie lattiero-casearie italiane, in attesa dello scatto di carriera che possa proiettarlo verso il futuro. Ma le cose si complicano perché i suoi colleghi iniziano a suicidarsi. E le conseguenze saranno inappelabili. E allora il fragile equilibrio inizierà a scricchiolare. Si, il protagonista diviene come una cartina al tornasole dell'ambiente sociale e di un'epoca senza dogmi, la nostra, con i suoi personaggi e i suoi rituali. Fantastica infine la location del testo situata in un agro pontino alienato e metafisico. Carico di simboli. Negli ultimi tempi con gli scrittori italiani contemporanei mi trovo in sintonia.

venerdì 8 febbraio 2013

Quando leggiamo, qualcuno pensa per noi


Quando leggiamo, qualcun altro pensa per noi: noi ripetiamo solamente il suo processo mentale. È come quando lo scolaro impara a scrivere ripassando con la penna i tratti a matita del maestro. Dunque quando si legge ci è sottratta la maggior parte dell’attività di pensare. Da ciò deriva il sollievo palpabile quando smettiamo di occuparci dei nostri pensieri e passiamo alla lettura. Durante la lettura la nostra testa è proprio un’arena di pensieri sconosciuti. Ma se togliamo questi pensieri, cosa rimane?

Questo brano tratto da qui Sulla lettura e sui libri di Schopenhauer mi ha fatto riflettere circa il lettore ideale che ha in mente un preciso tipo di editoria a fumetti molto in voga in Italia
Quella del lettore non pensante è una categoria del pensiero che alberga nella testa anche di qualche esimio autore.  
Un ricettore passivo della narrazione. Un non-elemento da non coinvolgere nel racconto: qualcuno è convinto che la gente si debba divertire solo stando a guardare e non rielaborando gli stimoli che il fumetto può esprimere. E con ciò intendo la specificità del linguaggio del fumetto come forza trainante e energia motrice del racconto. Non come mera zavorra, per intenderci.
Una questione importante da porsi, secondo me. 
Il lettore ideale dovrebbe essere in una certa misura un lettore consapevole, credo. Anche se in fondo ognuno fa testo a sé: nella lettura, come nella vita, si è il prodotto di una quantità molteplice di elementi che hanno partecipato negli anni a imprimere l'unicità individuale. Qualunque essa sia. Ma bisogna imparare a difendersi da chi vorrebbe pensare al posto nostro.

martedì 5 febbraio 2013

Fumettisti e calciatori omonimi

Mi chiedevo se fosse possibile schierare almeno un undici di calciatori omonimi di altrettanti autori di fumetti.
Dato che al momento l'unico nome che mi viene in mente oltre Giovanni Marchese, esterno mancino del Catania e omonimo del sottoscritto, è quello di Mauro Boselli, centravanti del Palermo e omonimo del soggettista e sceneggiatore di Tex , ho deciso di lanciare un piccolo gioco a quanti seguite nerdelite.
Conoscete perciò altri calciatori omonimi di autori di fumetti? Non importa che siano italiani e che militino in formazioni della massima serie. Quindi largo anche agli stranieri. Che dite ce la facciamo a schierare un undici di calciatori omonimi di fumettisti? A voi la palla!

venerdì 1 febbraio 2013

Il dorato mondo dell'editoria


Claude Monet, 1872, Il bacino di Argenteuil
Su Vibrisse, il blog di Giulio Mozzi, trovo spesso spunti di riflessione interessanti. Di recente lo scrittore si è cimentato nella compilazione di alcuni divertenti decaloghi inerenti l'attività di scrittura e il mondo editoriale in genere.
Un paio di essi in particolare mi hanno colpito. Questo e quest'altro.
Soprattuto alla luce della mia pur breve esperienza (breve? Forse mica tanto dato che sono trascorsi circa sette anni dalla pubblicazione del mio primo libro...) mi sono riconosciuto in molti punti.
Quando si pubblica non bisognerebbe porsi troppe aspettative, in fin dei conti le nostre opere saranno sempre une tra tante. Il valore di un'opera non dipenderà mai dalle vendite. Per quanto è certo molto importante trovare editori che pubblicherebbero i nostri lavori.
L'editore è un imprenditore però, che investe dei soldi per ottenere un profitto. Se un contratto non ti soddisfa meglio non firmare e provare a ridiscuterlo. Bisogna controllare bene i contratti prima di sottoscriverli e non aspettarsi niente altro di più dall'editore che il rispetto dei medesimi, in modo da non rimanere delusi. Scrivere deve rimanere un piacere, anche la lettura, almeno per quanto mi riguarda.  Quanto alle recensioni poi, ben vengano quelle positive. Che qualcuno abbia letto una tua cosa e l'abbia apprezzata tanto da scriverne è un grande dono. Quando conosco qualcuno che ha letto i miei lavori lo ringrazio sempre. Delle recensioni negative invece non mi curo. I giudizi a volte sono talmente soggettivi e arbitrari che si rimane interdetti. Leggo e passo. Dimentico.
Aiutare l'editore nella promozione è utile. A volte divertente. Altre meno. Le presentazioni vanno fatte con cura e dedizione. Ma per esperienza è bene non avere troppe aspettative. La gente non è cattiva, solo ha poco tempo libero. E in fin dei conti si pubblica così tanta roba... Il mondo dell'editoria infine non è molto diverso da tutti gli altri settori, perciò guai a vedere tutto nero o tutto meraviglioso. Sopratutto avere ben chiaro che esistono autori diversi con obiettivi diversi. Giocare secondo le proprie regole, così da non avere un giorno troppi rimpianti per non aver provato a fare quello che si sentiva davvero.