martedì 12 febbraio 2013

Nessuno è indispensabile

Talvolta è il passaparola che ti mette sull'avviso per un buon libro. Altre una recensione autentica. Altre ancora il gioco è condotto da una copertina accattivante come quella che Franco Matticchio ha realizzato per Nessuno è indispensabile di Peppe Fiore (Einaudi, 2012).
Quella testa di mucca non poteva lasciarmi indifferente. Ho preso il libro, letto la quarta... muble muble... vado a leggere l'attacco e mi viene voglia di continuare. Bene. Scrittura molto briosa, ricca di suggestioni. E gran bella storia, sopratutto. Un romanzo che si inizia a leggere ridendo, come fosse un film di Fantozzi a cui le atmosfere aziendali inevitabilmente rimandano. E poi invece. Si, dopo è una discesa agli inferi senza ritorno. Un viaggio sinistro e inquietante, ma un bel viaggio tutto sommato. Gran bel trip, direi. Trip. Appunto. Non a caso trip. E non aggiungo altro per non rovinare il finale a quanti lo volessero leggere.
Il libro racconta la storia di un giovane e modesto impiegato, un contabile dell'ufficio pianificazione di una tra le maggiori industrie lattiero-casearie italiane, in attesa dello scatto di carriera che possa proiettarlo verso il futuro. Ma le cose si complicano perché i suoi colleghi iniziano a suicidarsi. E le conseguenze saranno inappelabili. E allora il fragile equilibrio inizierà a scricchiolare. Si, il protagonista diviene come una cartina al tornasole dell'ambiente sociale e di un'epoca senza dogmi, la nostra, con i suoi personaggi e i suoi rituali. Fantastica infine la location del testo situata in un agro pontino alienato e metafisico. Carico di simboli. Negli ultimi tempi con gli scrittori italiani contemporanei mi trovo in sintonia.

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