venerdì 13 aprile 2012

Gunter Grass

Gunter Grass è uno scrittore tedesco, vincitore nel 1999 del premio Nobel per la Letteratura.
A dirla tutta non ho mai letto un suo libro e perciò qui non dirò nulla sui suoi romanzi perché non avendoli letti non saprei cosa dirne; naturalmente mi riprometto di farlo appena possibile, magari inziando dal suo libro più celebre intitolato Il tamburo di latta. Ad essere sincero ho sempre preso con le pinze i premi e i riconoscimenti in ambito letterario (e non solo), tuttavia se la prestigiosa Accademia di Svezia ha premiato l'opera di Grass non sarà certo stato per caso (o almeno me lo auguro, ma ripeto, io ai premi ci ho sempre creduto poco).
Ad ogni modo, la notizia degli ultimi giorni è che Gunter Grass viene dichiarato "persona non gradita" dallo Stato di Israele, e questo solo per aver espresso in una sua poesia posizioni critiche circa l'arsenale atomico nucleare in possesso delle forze armate israeliane in rapporto alla situazione del vicino Iran e in relazione al contesto mediorientale su cui l'Europa si mostrerebbe attendista e silente, a suo modo di vedere, tanto da considerare il tutto come una minaccia alla pace mondiale.
La questione è troppo complessa per trattarne in maniera esaustiva qui, personalmente mi sono fatto una mia idea circa la questione mediorientale cercando di documentarmi su varie fonti e di sentire punti di vista trasversali tra cui mi preme ricordare fumetti come Gli Scorpioni del deserto di Hugo Pratt, Palestina di Joe Sacco, Unknown/Sconosciuto e Il passato è passato di Rutu Modan (autrice israeliana) e infine i lavori di Marjane Satrapi, insomma Persepolis e le altre storie, che mi hanno aiutato a capire meglio le cose come stanno.
Quello che in questa storia mi colpisce però è come quello che si definisce un paese democratico arrivi a condannare uno scrittore semplicemente per aver espresso le sue idee attraverso la propria opera. Questa condanna, questa "censura", porta inevitabilmente a riflettere su cosa significhi, o cosa dovrebbe significare, oggigiorno democrazia.

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